L’iniziativa

Turismo delle radici,
con Italea Sicilia
viaggio in tre borghi sicani

 
Numerosi i visitatori arrivati
a Burgio, Giuliana e Prizzi
per l’ultimo fine settimana
del Borghi dei Tesori Fest

Burgio, Giuliana e Prizzi: tre mete per un unico viaggio che ha accomunato i tre borghi sicani.
L’occasione è stato l’ultimo fine settimana del Borghi dei Tesori Fest, giunto alla sua quarta edizione; una edizione speciale, quest’anno dedicata all’Anno del Turismo delle Radici organizzato con Italea Sicilia, costola siciliana del progetto di Turismo delle Radici del ministero degli Esteri.
Un viaggio, quello nei tre borghi dei Sicani, a cavallo tra le province di Palermo e Agrigento. Numerosi i visitatori arrivati in quest’angolo dell’Isola a bordo del bus di Italea Sicilia, alla scoperta
dei tesori che caratterizzano i tre paesini.
A Burgio, paese della ceramica nell’Agrigentino, immancabile la tappa al Museo delle Mummie ospitato all’interno del Convento dei Cappuccini; una vera chicca, con le mummie restaurate una ventina di anni fa, esposte con i loro abiti originali.

Sempre a Burgio, altra tappa imperdibile è stata la fonderia di Rocco Cacciabaudo che ha iniziato il suo apprendistato da ragazzino, appena quattordicenne, e che ancora oggi come si faceva un tempo, produce straordinarie campane e statue con la tecnica della cera persa.
Nel Palermitano, nel bel borgo medievale di Giuliana a quasi ottocento metri sul livello del mare, i visitatori del Borghi dei Tesori Fest, tra le mura del castello federiciano che domina l’abitato, hanno assistito a una visita teatralizzata che li ha riportati ai tempi di Federico II e di Eleonora d’Aragona.

E siccome non solo l’occhio vuole la sua parte, molto apprezzate sono state anche le degustazioni di prodotti tipici locali, quali l’oliva Giarraffa, i formaggi artigianali e la Tabisca, specialissima focaccia giulianese, alla quale quest’anno il Comune di Giuliana, nell’ambito dell’iniziativa “Attimi dei Borghi”, ha dedicato con successo la prima edizione del Tabisca Fest, svoltosi in concomitanza con la seconda edizione dell’Infiorata che ha colorato con i suoi accesi cromatismi le vie del centro.
Ultima tappa, sempre nel Palermitano, a Prizzi, dove i visitatori si sono potuti immergere nell’esperienza appositamente organizzata alla scoperta dell’antica festa del Ballo dei Diavoli, che ogni anno nel giorno di Pasqua si celebra tra i vicoli dell’antico borgo.

 

Una festa unica che coinvolge tutto il paese: dall’alba a notte fonda, per le strade e nelle case del piccolo comune del Palermitano, a oltre mille metri di altitudine, la domenica di Resurrezione non è decisamente un giorno come gli altri: in giro, ci sono i diavoli e la morte in persona, a prendere di mira i passanti e, nel clou della festa, a tentare di impedire l’incontro tra la Madonna e il Cristo Risorto. Sacro e profano si mischiano nella rappresentazione dell’eterna lotta tra il bene e il male; una tradizione che risale al Settecento, esattamente al 1711, e che rimanda soprattutto per quel che concerne le maschere, alla Festa dei Morti messicana e, in genere, a un certo folclore sudamericano d’ispirazione ispanica.

 

Testo di Redazione