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Tradizioni dei Sicani
San Biagio Platani
e la grande festa
degli Archi di Pasqua
All’allestimento partecipa
tutto il borgo “diviso”
in due storiche fazioni
Dici San Biagio Platani e pensi Archi di Pasqua. Il borgo sicano si identifica e viene identificato in questo grande happening creativo che coinvolge e, al contempo, “divide” tutti gli abitanti del paese.
Tutti, più o meno, insieme appassionatamente per creare una sorta di grande cattedrale ein plein air, fatta di pane, semi, uova, zucchero, sale… e, ancora, mandorle, spighe, granoturco, datteri, fiori e legumi. Ingredienti semplici all’origine di gran parte delle decorazioni che tramandano simbolismi benaugurali.
L’edizione 2025 degli Archi di Pasqua si svolgerà da domenica 20 aprile all’8 giugno. Ma, nel periodo antecedente alla manifestazione, anche quest’anno guidati dagli stessi abitanti, si potranno visitare i laboratori, chiamati dai sambiagesi semplicemente “magazzini”, che ospitano gli artisti delle due confraternite dei “Madunnara” e dei “Signurara”. Confraternite che, come si può facilmente intuire dai loro nomi, sono rispettivamente devoti alla Madonna e a Gesù risorto.
Grande evento artistico collettivo, gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani, in tutto circa tremila abitanti, attirano ogni anno diverse migliaia di visitatori provenienti da tutta la Sicilia e non solo.
Dietro la manifestazione, ci sono mesi di duro lavoro, nel più assoluto riserbo. Eh, già! Da queste parti, si sta attenti affinché i membri di una confraternita non rubino le idee dell’altra, e viceversa.
Ma visto lo spirito comunitario che anima l’iniziativa, più che altro sembra trattarsi soltanto di un gioco delle parti.
Un appuntamento da non perdere, dunque. Un’occasione per conoscere da vicino una tradizione unica, attraverso un percorso creativo godibile da tutti, che unisce sapere artigiano, mito, tradizione religiosa e spirito contemporaneo.
La tradizione degli Archi di Pasqua a San Biagio Platani ha avuto inizio nella seconda metà del Seicento e già a fronteggiarsi c’erano le due confraternite dei “Madunnara” con sede nella Chiesa Madre e dei “Signurara” con sede nella Chiesa del Carmine, nei pressi del Calvario. Tutto nacque dall’idea di delimitare in modo artistico l’area dove, nel giorno di Pasqua, durante la processione sarebbe avvenuto l’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto, un momento molto importante che sancisce il trionfo della vita sulla morte. Lo spirito di competizione fra le due confraternite avrebbe fatto il resto, alimentando la creatività di entrambe le fazioni e spingendole a confrontarsi in una sorta di gara al rialzo.
L’apparato scenico dell’evento si rifà all’arco trionfale che nell’architettura basilicale rappresenta il limite, la soglia di passaggio dalla navata centrale al transetto, dove si svolge il rito sacro. L’uso dei materiali rimanda, invece, al risveglio della natura in primavera; e il pane, frutto del duro lavoro dei campi, è l’elemento decorativo essenziale dell’architettura della festa.
Testo di Redazione
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